TREZZO SULL'ADDA

L’origine del nome “Trezzo sull’Adda” non è nota anche se esistono diverse teorie al riguardo; la più diffusa vuole che Trezzo derivi da Trecc, termine celtico per promontorio. Il nome è probabilmente dovuto alla posizione strategica in cui si trova la città antica rispetto al fiume, su un promontorio, appunto. Gli scavi archeologici sui reperti longobardi, localizzati sull’altipiano ad ovest della città, hanno consolidato questa ipotesi. Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, con proprio Decreto in data 8 luglio 2008, ha concesso al comune di Trezzo sull Adda il titolo di città. Il motivo lo troviamo nelle bellezze storiche, artistiche e nei servizi sovra-comunali che caratterizzano il territorio trezzese.

CASTELLO VISCONTEO

Il Castello Visconteo è una delle “meraviglie” di Trezzo sull Adda e sicuramente il simbolo della città, borgo di antiche origini (IV-III secolo a.C.) situato a nordest di Milano. Fu costruito nel 1300, per volere di Bernabò Visconti, accanto ad una rocca che la tradizione vuole edificata dalla regina Teodolinda.

Questa fortificazione circondata su tre lati dal fiume fu costruita a difesa di un ponte e per la sua posizione strategica fu testimone di una storia tormentata, di cruenti lotte e di conquiste, che vide protagonisti il Barbarossa, i Torriani e i Visconti e fu più volte distrutto ma sempre ricostruito.

La storia del castello però è intimamente legata alle vicende del suo costruttore, Barnabò Visconti. Signore crudelissimo, utilizzava la sua fortezza per i suoi maggiori piaceri: feste lussuriose che non raramente terminavano con la morte cruenta delle sue numerose amanti, e battute di caccia al cinghiale che coinvolgevano i suoi cinquemila cani. Fu proprio in questo castello che Barnabò trovò la morte: imprigionato nelle sue segrete, fu ucciso dal nipote e rivale Gian Galeazzo Visconti, Signore di Milano.

Non mancano anche per il castello di Trezzo storie di fantasmi. Militari tedeschi che durante l’ultima guerra si accamparono proprio sotto la torre, si risvegliarono al mattino all’interno delle mura, raccontando tutti il medesimo strano sogno: un cavaliere in armatura medievale li aveva invitati ad entrare per partecipare ad un sontuoso banchetto. Alcuni riferiscono invece di aver visto tra le mura lo spettro di una fanciulla: sembra che una delle molte figlie di Barnabò, a causa del suo amore proibito per lo stalliere, fu gettata dal padre nel pozzo alla cui base erano state poste affilatissime lame. Secondo un’altra tradizione, invece, in un punto imprecisato del parco, è ancora oggi sepolto il fantastico tesoro di Federico Barbarossa.

Oggi dell’imponente castello rimane la torre a pianta quadrata, alta 42 metri, il pozzo fatto costruire nel 1400 dal Vercellino e i suggestivi sotterranei. Del coevo ponte sull’Adda, utilizzato per trent’anni prima di essere distrutto nel 1416 dal Carmagnola, sono ancora visibili la spalla e l’attacco.

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CENTRALE TACCANI

La storia della Centrale prende avvio all’inizio del Novecento, quando Cristoforo Benigno Crespi acquistò a Trezzo il promontorio sull’adda e con esso i resti dell’antico castello visconteo. L’intenzione dell’industriale era quella di creare una centrale che fornisse energia al cotonificio di Crespi d’Adda, villaggio operaio da lui fonato nel 1878. (dal 1995 patrimonio dell’UNESCO e  a tutt’oggi rimasto immutato e visitabile). Benigno Crespi affidò il progetto delle parti idrauliche e tecniche agli ingegneri A.Taccani e A.Covi e quello architettonico a Gaetano Moretti (1860-1938), già autore del cimitero e del cenotafio di famiglia a Crespi d’Adda. La prima pietra dell’edificio motori venne posata l’11 luglio 1904 e la centrale idroelettrica entrò finalmente in funzione nel 1906. Moretti volle creare una struttura integrata con l’ambiente naturale circostante e con i ruderi del castello medievalLa Centrale Taccani è infatti situata nell’area del Parco dell’Adda Nord, in cui il fiume dà vita a una sorta di “museo naturalistico ed antropologico” e a paesaggi di notevole suggestione. Prese forma un complesso di grande armonia compositiva, che consta di un corpo centrale e di due ali di lunghezza differente. La scelta di rivestire i muri con lastre di pietra locale – il ceppo d’Adda – e la riproposizione dei moduli verticali della torre Viscontea, la cui merlatura è riecheggiata dalla conclusione frastagliata del prospetto, assecondano l’integrazione del complesso. La centrale è strutturata secondo una successione lineare dei volumi che connota l’architettura in senso protorazionalista e che da unità ai diversi elementi di stile che Moretti introduce.

Si registra infatti una commistione di richiami mesopotamici di derivazione Medievale, siriaci, indiani e di motivi ispirati allo Jugendstil dell’architetto viennese OttoWagner.

La centrale produce in media 65 milioni di KWh, che corrispondono al consumo medio annuo di 24.000 famiglie.